Un parco per Aurora
“A ripensarci bene eravamo un pochino come la “famiglia del Mulino Bianco”. Sempre allegri, spensierati con cento progetti da portare avanti, tre bambini da crescere..
Sorridevamo alla vita perché la vita ci sorrideva, cosa mai poteva capitarci?
Non pensavamo neanche lontanamente che “certe cose” potessero accadere… a noi.
Del resto “i bambini non si ammalano” e se mai ciò fosse accaduto, sarebbe accaduto agli altri!
La storia di Aurora
Aurora è la terza di tre figli, una bambina con gli occhi azzurri ed i capelli biondi.
Quando nasce, il 29 aprile del 2015, è il ritratto della salute, sorridente, gioiosa, allegra, giocherellona; insomma un bambolotto come pochi.
I mesi passano, Aurora cresce, iniziamo lo svezzamento ma la cosa più bella di tutte è vedere come “ti cerchi con lo sguardo” e desideri giocare ed essere coccolata.
Tutto va per il meglio, se non fosse per degli sporadici episodi di vomito che di punto in bianco al mattino o alla sera iniziano ad affacciarsi.
Non gli diamo peso, quanti neonati non hanno piccoli episodi di rigurgito? Così lasciamo correre, ovviamente consultiamo la pediatra ma anche lei ci tranquillizza, tuttavia gli episodi proseguono e si intensificano, non ci piace…non siamo tranquilli perciò, sentito il parere di un secondo medico (quello di famiglia) che ci da una cura a base di supposte, decidiamo che se “il giorno dopo” avesse avuto ancora questi episodi saremmo andati in ospedale a far fare un controllo maggiore.
Pensavamo ad un virus intestinale.
Così il 22 ottobre (pochi giorni dopo il battesimo) andiamo al Bambin Gesù.
Un pugno in pieno volto
Stranamente quella mattina al Pronto soccorso non c’è nessuno, eravamo solo noi quindi entriamo senza far coda.
I medici capiscono subito che qualcosa non va, nel giro di tre ore la piccola finisce sotto i ferri.
Le meningi si erano ingrossate ed il liquor cerebrale non circolava più (quindi letteralmente il cervello si stava ingrandendo oltre misura) era indispensabile “svuotarlo” e riportarlo alle dimensioni normali.
In ospedale nel giro di poche ore avevano fatto diverse analisi e mentre Aurora era in camera operatoria una dottoressa della rianimazione ci fa accomodare in una saletta e “senza troppi giri di parole” ci dice che la tac evidenziava una massa molto importante nel cervello, se fosse sopravvissuta (sottolineando il “se”) non sarebbe mai più stata la bambina che conoscevamo, tuttavia era molto dubbiosa del fatto che potesse sopravvivere.
Ora, mettetevi nei nostri panni e immaginate che tempesta di emozioni stavamo vivendo.
La malattia procede velocemente, subiamo diverse operazioni al cervello (la più impegnativa durata 22ore) ma Aurora non si sveglierà più, in ospedale tentano di tutto, ma non c’è nulla da fare.
Si spegne fra le nostre braccia il 1 dicembre, dopo poco più di un mese dal ricovero.
A questo punto si potrebbe dire che la nostra storia termini qui, invece possiamo dire il contrario, inizia (o meglio “ricomincia”) da qui.
Come avevo scritto, Aurora aveva altri due fratellini, vicino casa nostra c’era un “pezzo di terra” abbandonato.
Decidiamo di provare a recuperare questo terreno, pulirlo e magari acquistare un’altalena montarla e lasciarla lì in ricordo di nostra figlia affinché sia i nostri figli che gli altri bambini del quartiere potessero usarla in suo ricordo.
Iniziamo ad informarci sui costi delle altalene e ci rendiamo conto che i prezzi per i modelli “seri” sono molto alti ben oltre la portata delle nostre tasche.
Non ci arrendiamo, decidiamo di provare a lanciare una raccolta fondi su internet, creiamo una pagina facebook (un parco per Aurora) e un sito (peraurora.com) e iniziamo a far conoscere il nostro desiderio e la nostra storia.
Il resto viene da se, in circa 4 mesi raccogliamo quasi 60000€ e costruiamo uno dei più bei parchi pubblici di Roma.. il “Parco Aurora”, con moltissimi giochi per bambini normo dotati e per bambini speciali.
Quei 4 mesi sono stati i più intensi ed impegnativi della nostra vita.
Ci hanno aiutato in tantissimi e così siamo riusciti a raggiungere questo obiettivo.
Sempre durante quel periodo conosciamo L’associazione Heal Onlus, della quale ci innamoriamo e decidiamo di aiutare partecipando alle loro iniziative.
Da tutta questa “avventura” abbiamo capito che se le persone si mettono insieme per una giusta causa, alla fine raggiungono il loro scopo.
Abbiamo anche capito che questa malattia non fa distinzioni, tutti siamo potenzialmente vittime.
L’unico modo per provare a sconfiggerla nel caso dei bambini non è nemmeno la prevenzione, ma la ricerca.
Questa fa la differenza.
Heal prova a fare questa differenza, diamogli tutti una mano, facciamo la differenza!
Con gentilezza e coraggio… sempre!
Guido e Valentina Troianelli